11.2 Valutazione del pavimento pelvico

La valutazione del pavimento pelvico è una consulenza dove, almeno io, vado a cercare di capire come sta il pavimento pelvico e com’è la sua vita quotidiana e com’è stata quella passata.
Per fare questo faccio circa 1 ora di domande. Si, 1 ora!
Faccio domande su:

  • anamnesi generica su patologie proprie e familiari, sport e attività, cicatrici e traumi, interventi, e tutto quello che può influire sul corpo
  • alimentazione per capire come starà l’intestino e come potranno essere le feci
  • mestruazioni: gli ormoni mestruali influenzano molto la salute del perineo, ma anche se ci sono dolori
  • storia delle gravidanze e dei parti se presenti
  • un capitolo giallo dedicato alle pipì e uno marrone alle cacche: come cosa quando fuori piove, #teampanchetto e se spingi
  • come sta la vulvagina ora e nel passato, igiene e secrezioni
  • tutta la anemnesi sessuale che spesso mi racconta molto sia sulla parte fisica che emotiva di quel perineo

Visito su un lettino da massaggi perchè la posizione ginecologica fa mettere il bacino in una posizione in cui i muscoli si possono tendere ma soprattutto spesso mette a disagio le donne. E disagio = tensioni.
Poi chiedo di che colore vogliono i guanti, ho tutte le gamme dell’arcobaleno!

Inizio osservando. Osservo come respira, se il perineo si muove col respiro, i colori, l’aspetto. Chiedo il permesso di potermi avvicinare e se concesso, inizio.
Riflessi neurologici, swab test, osservare come contrae.

E poi inizio a palpare esternamente. Con le mani ascolto la tensione dei muscoli da fuori e ne posso sentire diversi, tanto che si può fare una valutazione del perineo senza fare una visita vaginale se non è possibile.

Dopo un nuovo consenso inizio la visita interna con ritmi lenti e senza fretta. E cerco di ascoltare come stanno i vari muscoli, la clitoide, la vescica, l’uretra, l’utero. Se ci sono tensioni, dolori, contratture. E se ci sono prolassi che poi andrò a controllare anche in posizione eretta.

E successivamente richiedo alla donna di contrarre così comprendo meglio come funzionano quei muscoli.

Quanto contrae?
per quanto tempo?
sa rilassarli?

E passo alla ispezione anale se la donna e il suo sfintere me lo permettono. Così capisco ancora più cose su come defeca, su come stanno i muscoli in altre zone.
E poi in piedi.
In tutti questi passaggi spiego alla donna che cosa sento, se lo sente anche lei o cosa sente. E se vuole le mostro tutto con uno specchio, anzi ce l’ha lei in mano così guarda quando desidera.
Alla fine mi scrivo tutto sulla mia cartella personale, scrivo tutto sulla relazione clinica che lascerò alla donna (con tanto di disegnini).

12.5 Esercizio di rilassamento perineo: Accovacciamento

La posizione di rilassamento del nostro corpo, quella di riposo che dovremmo usare quotidianamente, è l’accovacciamento. Hai mai notato come si mettono a giocare i bambini o come alcune popolazioni la usano per aspettare l’autobus o lavorare?

Non è così semplice come credi però e se ci pensi non sempre stare accovacciatə è riposante. La posizione deve essere fatta bene, ma purtroppo manchiamo spesso di elasticità e proprio questa mancanza porta ad effettuare l’accovacciamento in maniera errata. Tra i vari sbagli troviamo: non riuscire ad andare completamente giù, stare con i talloni sollevati oppure aprire i piedi a papera.

La posizione correttà è:

  • piedi che scaricano il peso su tutta la pianta
  • gambe completamente piegate
  • colonna allineata
  • facilità nel respirare “di pancia”
  • sensazione di perfetto equilibrio senza sentirsi in tensione o dover mantenere la posizione

Quando manca l’elasticità e i talloni non riescono ad appoggiare a terra si possono usare dei rialzini. L’altezza del rialzino varierà in base alla stessa elasticità della persona: più starà in questa posizione, più diventerà facile e più l’altezza dei rialzini si potrà accorciare fino a toglierli completamente. Ovviamente servono 2 rialzini, uno per ogni piede!

Rialzini che si possono usare:

  • libri
  • tubi di gomma che si usano per la piscina
  • scalini bassi, marciapiedi
  • mattoncini dello yoga
  • pedana appoggiapiedi da scrivania
  • pendenze varie che si possono trovare in giro

Come mettersi in posizione accovacciata

  1. se ne hai bisogno metti i rialzini sotto ai piedi, divaricati più o meno in base a come trovi più confort
  2. allinea il bacino e la colonna
  3. con il corpo allineato scendi verso il basso per accovacciarti, arrivando fino in fondo
  4. respira di pancia, dovresti sentire il perineo libero di muoversi

Dovresti restarci per 5 minuti oppure ripetere questo esercizio-posizione più volte al giorno.

Non sei nella corretta posizione se:

  • non riesci a respirare di pancia
  • senti il perineo tirare o non muoversi
  • quando torni su ti senti più tesə di prima nella pancia, schiena o perineo

Anche con i rialzini si può avvertire tensione e fastidio alle gambe: in quel caso puoi provare a metterti in posizione più volte appena inizi l’esercizio e noterai un miglioramento. Più spesso ti metterai in questa posizione, più elasticità guadagnerai e più confortevole sarà la posizione.

Ricorda: è un super esercizio per togliere tensioni al pavimento pelvico e alla colonna. Fallo sempre a fine giornata e dopo ogni allenamento!

12.1 Postura e allineamento

Cattive Abitudini

Che cosa succede quando la nostra schiena fa “crack” o quando ci chiniamo in avanti senza che ci sia la corretta attivazione dei muscoli addominali trasversi e obliqui? Vengono chiamati in aiuto una serie di muscoli che solitamente non danno quel tipo di sostegno che gli stiamo chiedendo e il più delle volte, poi, restano tesi o non del tutto rilassati.

In assenza di una muscolatura “educata”, capace di sostenere adeguatamente le vertebre, è rischioso reiterare nel tempo movimenti come piegarsi in avanti, alzarsi dalla sedia o chinarsi per raccogliere qualcosa per terra.

Solitamente ci facciamo male perché abbiamo perso elasticità nella colonna, perchè non sappiamo più come muovere adeguatamente il nostro corpo o perché possono esserci delle parti bloccate che rendono la colonna più mobile in vari punti. Apportando le dovute correzioni possiamo vivere molto meglio.

Come stiamo in piedi

Una delle tante cose che possono incidere sul pavimento pelvico è come stiamo in piedi e anche come stiamo sedutə.
Non so se ti sei mai soffermatə a vedere come stanno le persone in piedi o se ti sei ascoltatə. 

Una posizione come questa che vediamo in video si può dire monopodalica e che prevede quindi l’appoggio del piede solo su una gamba. Altra postura errata è quella che si ottiene spanciando in fuori come sta facendo Anna o anche incrociando le gambe in un qualche modo. Sono tutte posizioni che non fanno bene al pavimento pelvico poiché si trova a essere non in asse con le gambe e con i femori. 

Questo può portare al crearsi di tensioni, quindi volgarmente contratture e di ipertrofie, proprio perché per poter mantenere il bacino in questa posizione alterata, alcuni muscoli tirano di più rispetto ad altri.
Per prevenire la salute del pavimento pelvico bisognerebbe essere molto fluidi, ma non sempre una persona cambia posizione così frequentemente e soprattutto in modo simmetrico, in particolar modo se ha la cattiva abitudine o automatismo di appoggiare di più o a destra o a sinistra in maniera asimmetirca.

  • Dovremmo iniziare a mettere i piedi paralleli, questo perché la posizione dei piedi incide sulla rotazione dei femori. 

Se io apro il piede o se lo chiudo vado a ruotare rispettivamente verso l’esterno o verso l’interno il femore, andando a incidere sui muscoli del pavimento pelvico. Ti ricordi che i m. otturatori interni si attaccano alla testa del femore e, a questi, si inseriscono diversi muscoli del perineo? Quindi, una postura corretta, può essere definita quella con i piedi divaricati, in linea con le spalle e dunque anche con il bacino.

  • Bisognerebbe poi non spanciare in avanti ma avere una schiena bella allineata e allungata. Per poterlo fare però spesso è necessario allineare il bacino!
    Per quanto riguarda la colonna, pensa a una corda che ti tira in su dalla testa e distende tutte le vertebre una a una, allungandoti verso l’alto.
    La corretta sensazione dovrebbe essere quella di allungare e non quella di “stare dritti” impalati, questo perché spesso le persone quando “si raddrizzano” potrebbero assumere delle posizioni forzate e non proprio fisiologiche, dovute alle loro abitudini corporali. 
  • La prima cosa è ascoltarti. Spesso! E se ti trovi tuttə accasciatə allora allineati di nuovo.

Non sarà un cambiamento istantaneo, il corpo tenderà a assumere, per abitudine, ancora quelle posizioni in cui si trova più a riposo anche quando sono la causa di tensioni per molti muscoli. Per contrastare in modo efficace queste scorrettezze è consigliabile un percorso con un fisioterapista che vada a lavorare proprio sulla postura

Allineare il bacino

  • Immagina una corda legata alla clitoride e una corda legata alla codina del sedere. Alcune persone possono immaginare il bacino come se fosse un dondolo o un pennello.
  • Per ruotare il bacino “avanti” tira la corda della clitoride verso l’alto e quella sulla coda verso il basso, come se volessi appoggiare tutto il peso sul coccige quando sei sulla palla o sedia.
  • Per ruotare il bacino “indietro”, invece, tira la corda della coda verso l’alto e quella sulla clitoride verso il basso, come se volessi appoggiarti sulla palla con la clitoride quando sei sulla palla o sedia.
  • Il bacino è allineato quando tiri in su la corda della clitoride e senti attivarsi i muscoli addominali

Se hai molta difficoltà a fare questi movimenti ti suggerisco di concentrarti prima con i vari esercizi per mobilizzare il bacino che troverai al capitolo 12.4.

Allineare il corpo

  1. allinea il bacino: una corda tira su la clitoride e una grossa coda appesantisce il sedere. Se fatto bene già potresti sentire l’addome che si attiva
  2. immagina una corda che tira su la tesa e snocciola tutte le vertebre, un po’ come una giraffina
  3. questo allineamento sarebbe da riportare per tutte le attività che abbiamo durante la giornata!

L’allineamento è la posizione di partenza per tutto:

  • muoversi in generale
  • piegarsi a raccogliere qualcosa
  • alzarsi e sedersi
  • fare sport

2.2 Anatomia dei genitali femminili

La Vulva

Come appaiono i genitali femminili esternamente?
Nascosti potremmo dire, e in effetti è vero. La vulva è ben nascosta, in mezzo alle gambe e poi protetta dalle grandi labbra e dai peli pubici. Non è a portata di mano come il pene e una persona può metterci un po’ a scoprirsi, soprattutto se nessuno gli dice che conoscere il proprio sesso sia una cosa normale e naturale, e che può tranquillamente studiarsela in vari modi, guardandola con uno specchio o tastando per capire le forme.
Spesso sono i/le partner a conoscere meglio le vulvagine rispetto a chi ne possiede una!

Quella che si tende a chiamare patata, patonza, passera, passerina, fica-figa, topa, fiorellino, intimità, natura, mona, bernarda, barbisa, buco, aiuola (dalla rinomata canzone “ti raserò l’aiuola”), gnocca, cosina, potta, iolanda, fregna, farfallina, gigia, e tanti altri nomignoli vari.
Ecco, ma io mi chiedo… ma quanti la chiamano effettivamente per quello che è?

Si perchè sono due cose diverse anche se si tende a inglobare sotto la parola “vagina” il tutto, o peggio, a chiamare gli organi sessuali femminili con una serie di nomignoli che non fanno altro che nasconderla e renderla ancora più introvabile, a coprirla di un aura ancora più velata di tabù.

Prossimamente parleremo della Vagina!

La vulva è la parte esterna, quella che guarda il mondo e che spesso porta scandalo se se ne parla o la si vede. Ai ragazzi delle Medie fa meno scalpore il disegno del pene eretto che la visione del disegno di una vulva dove si vedono tutte le sue parti. Una cosa che forse non tutte sanno è che le vulve son tutte diverse, non esiste un modello di bellezza unico, non esiste la moda delle piccole labbra più o meno corrugate, per dire.. anche se sempre più spesso si sentono notizie di persone che fanno interventi plastici per “ringiovanirsi”.

Magari molti già sanno che il monticello sopra quell’osso duro, dove ci si fa la ceretta alla brasiliana si chiama monte di Venere: questo prosegue e si trasforma nelle grandi labbra che, anch’esse, ospitano peli sul lato esterno e stanno solitamente chiuse a proteggere la vulva. Il monte di Venere è più prominente nei corpi che hanno maggior accumulo di adipe e se i pantaloni sono un po’ stretti lo segnano e questo si chiama “zoccolo di cammello” o “camel toe”. A molte persone può sembrare una cosa brutta e inguardabile, mentre ci sono persone a cui piacciono le vulvagine la trovano anche molto eccitante.
Più internamente, sotto maggiore protezione, si trovano le piccole labbra che hanno un aspetto irregolare e possono essere davvero molto diverse tra una persona e l’altra, per colore, forma e grandezza o asimmetriche tra loro, ovvero che nella stessa persona un piccolo labbro può essere molto diverso dal suo compagno.

Le labbra interne nascono dal clitoride, come un proseguimento del prepuzio (per prepuzio si intende la pelle che ricopre la clitoride e nel pene sarebbe quella porzione di pelle che ricopre il glande), in questa zona prepuzio e piccole labbra assomigliano un po’ a un mantello che copre la testa (clitoride) e che poi scende sulle spalle.

Le labbra interne si uniscono poi nel lato opposto, vicine all’ano per intenderci, in un punto chiamato forchetta. Le piccole labbra non sono coperte da peli.
Ancora più internamente, appena sotto il clitoride, dopo il vestibolo (una piccola porzione triangolare) si trova il meato urinario o apertura ureatrale, conosciuto dagli amici anche come uretra e appena più sotto si trova il vestibolo della vagina o apertura vaginale. Dall’uretra fuoriesce l’urina o il liquido prodotto dalle ghiandole di Skene con l’eiaculazione femminile. Sono molto rare le vulvagine la cui uretra sfocia in vagina.

Le labbra interne hanno una funzione specifica nel piacere di una clitoride.
Sono “riempite” di un tessuto spugnoso che con l’eccitazione si riempie di sangue e la loro mucosa speciale è ricoperta di sensori per il piacere. Inoltre sono da ‘vedere’ come un prolungamento del canale vaginale che con i movimenti della penetrazione (di pene o sextoy) vanno a tirare e stimolare il glande della clitoride. Una stimolazione aggiunta a quella diretta sui bulbi della clitoride fatta da pene/sextoy.
La salute delle labbra è connessa a quella del perineo, come avviene anche per la clitoride. Se arriva poco sangue perché i muscoli del perineo sono poco attivi (sia ipertono che ipotono) si possono avere delle piccole labbra tristi, poco vive.

Labiaplasty Procedure explained video by Dr Mark Lowney


Nel video si vede uno degli interventi che fanno sulle labbra interne. Questo è molto radicale e mostra bene come de natura la loro funzione. Si nota come il glande e il corpo della clitoride siano stirati, spostati. Questo capita anche con interventi meno radicali, ma si ha sempre lo stesso effetto.
Questi interventi li propongono per persone che hanno difficoltà fisiche di ingombro, ma mi domando se non attirino di più le persone che pensano di non avere dei bei genitali perché non attinenti all’immaginario collettivo (basti vedere 5 porno diversi per capire quale sia, e credetemi che la maggior parte di quelle vulvagine ha una disfunzione del perineo).
Altri interventi li propongono per chiudere la apertura vaginale o per aumentare il piacere, quando basterebbe della sana riabilitazione del pavimento pelvico.

E’ nell’apertura vaginale dove si trova o trovava l’imene, quella membrana anulare che protegge ancora di più la vagina.

Tutta la parte interna e le piccole labbra sono ricche di ghiandole che producono vari tipi di muco. Esistono ghiandole sebacee sia sulle labbra esterne che nella parte inferiore delle stesse labbra, chiamate ghiandole del Bartolini e che secernono un muco (il quale è ignoto ancora a cosa serva) durante l’orgasmo femminile. Internamente lungo l’uretra ci sono le ghiandole di Skene, il corrispettivo femminile della prostata, che secernono un liquido simile al liquido prostatico durante l’eiaculazione femminile, ma anche prima durante l’eccitazione e contribuiscono alla lubrificazione vaginale.
Con l’eccitazione la zona (spugna uretrale) delle ghiandole di Skene si inturgidisce per un maggior afflusso di sangue, è possibile che questa zona possa essere quella che è stata nel tempo presa per il punto G.

Spesso i disegni anatomici che troviamo sui libri (anche quelli definiti “seri” nella loro categoria) rappresentano malamente la reale anatomia di una vulva.

Vediamo alcune vulve vere

Qua sotto vi metto delle vulve vere, dove si notano:

  • più o meno pelo;
  • labbra esterne più o meno polpose;
  • labbra interne più o meno sporgenti;
  • labbra interne più o meno cicciose o sgonfie come il basilico;
  • vulve più chiuse e vulve più aperte;
  • vulve con alcune cicatrici.

Queste sono alcune tra le vulve delle mie pazienti alla prima visita e, ovviamente, per lo più NON sono in salute.

Una vulva sana:

  • ha labbra esterne ed interne polpose, arzille;
  • non si vede l’apertura vaginale perchè le labbra la chiudono (quando c’è una apertura si parla di “beanza vulvare”);
  • può avere colori più scuri sulle labbra interne;
  • la pelle che circonda le labbra esterne (non parlo dunque delle labbra ma di quello che le circonda) e il colore delle pieghe inguinali non deve avere un colore diverso da quello delle cosce:  se è più scuro o caffelatte o ingiallito potrebbe essere acantosi nigricans (eccesso di insulina per cattiva gestione dei carboidrati);
  • ha un centro tendineo disteso, non bombato e rilassato.

Beanza vulvare

Queste di seguito sono due vulve diverse. 

A sinistra abbiamo una vulva ben chiusa, dove si nota come l’imene chiuda bene l’entrata vaginale.

Nella vulva di destra invece si nota una franca apertura. Si vede come l’imene sia tutto disteso e quasi scomparso e si notano inoltre degli ingombri (il retto e l’uretra prolassati). La vulva a Destra sicuramente non è in salute.

Una vulvavagina aperta, o beante, non è per forza “vecchia” perché anche una donna con 20 anni può avere una vulva beante. E non per forza deve aver partorito vaginalmente.

Quand’è che una vulva resta aperta e non si chiude?
Quando i muscoli più esterni del perineo non funzionano come dovrebbero.

Tali muscoli, difatti, potrebbero essere troppo rigidi (per via di contratture o ipertono) o troppo rilassati quando ad esempio è presente un ipotono.
I tessuti intorno (vulva, labbra intere ed esterne, vagina) rispondo alla salute dei muscoli del pavimento pelvico e questi funzionano aiutando ad irrorare più sangue nei tessuti, alimentandoli e rendendoli più rosei, più tonici e più lubrificati.
Ma come ripristinare questa cosa? Come far chiudere una vulva?
Con la chirurgia o i láser si potrebbe ottenere solo una finta ripresa, perché tali tecniche non agiscono sul muscolo.
La soluzione l’avremo nella sana riabilitazione del pavimento pelvico (la spiego nell’ultimo capitolo) e  non solo nei classici “esercizi di Kegel”, ma in una rieducazione di abitudini/postura e di esercizi mirati ad ogni singolo strato di muscoli.

Perché deve stare chiusa?
Perché è un buco/canale che attraversa il pavimento pelvico e dunque il perineo fa meno fatica a fare tutto quello che deve fare (continenza, statica del corpo, contenimento, etc) se non ha buchi/falle al suo interno.
Quando il perineo è in salute riesce a chiudere bene le aperture (vagina, ano, uretra), ma se c’è una disfunzione potrebbe non riuscire a mantenere queste chiuse, sia se c’è un ipotono che un ipertono.                                                                                                         Nel primo caso i muscoli sono lassi, nel secondo possono essere troppo rigidi per muoversi.

Alcuni sintomi sono:
– entra acqua in vagina (o nella coppetta /tampone) quando si fa il bagno in immersione;
– esce aria con i movimenti (flati vaginali) tipo durante addominali o piegamenti, oppure durante penetrazione:  potrebbero essere normali tipo a pecorina o con le gambe al petto, ma se vengono col missionario no;
– lo sperma esce subito appena una si mette in piedi;
– se si nota una entrata più aperta.

Non resta che andare a conoscere più da vicino la tua vulva se ancora non lo hai fatto!

Come?
prendi uno specchio e guardati, approfitta del momento dell’igiene intima per conoscere meglio le varie zone, come si sentono al tatto e cosa senti in base alle varie zone che vai a toccare.
Ci sono peli? la pelle è rugosa? Bitorzoluta? Com’è l’apertura?
Conoscendo com’è, come si presenta, se un giorno ci saranno dei cambiamenti allora li potrai individuare subito, come una ghiandola infiammata, irritazioni, condilomi, ecc.

L’imene

L’imene è per lo più un anello di ciccette mucose che fa giro giro l’apertura vaginale, un po’ come un obiettivo di macchina fotografica. 

L’imene è una porta che si apre e si chiude quando serve.
Quando la vagina è a riposo l’imene si richiude come un bocciolo e così impedisce alle cose di entrare (ricordate che un tempo non esistevano le mutande!)
Quando serve che si apra, lo fa in base al bisogno: per far uscire le secrezioni vaginali si aprirà meno, per il sangue dipende dal flusso, per un tampone/un dito/un oggetto/un pene l’apertura dipenderà da quanto è il diametro.
Gli imeni iperforati capitano circa tra 1 su 1000 e 1 su 10.000 donne, quindi un evento raro.
Gli imeni solitamente sono elastici quanto la vagina che li ospita.

Se una vagina non è elastica allora potrebbero esserci delle screpolature quando la si va a dilatare, ed è per questo che talvolta (NON È LA REGOLA) ci siano perdite di sangue.

Dicono che ancora non si sappia a cosa serva, ma più li guardo con le visite, più mi convinco che questo bocciolo che trovo chiuso quando apro le piccole labbra, serva proprio a proteggere la vagina per evitare che entrino cose indesiderate. D’altronde un tempo non esistevano i vestiti!

Lembi di imene ricoprono alla perfezione anche l’apertura uretrale per proteggerla!

Esempi di imeni diversi

Quello più a sinistra è un imene che ha vissuto due parti vaginali ma che è rimasto ben chiuso. Non sempre i parti vaginali lasciano la vagina così lassa da avere una marcata beanza vulvare. A Destra invece un imene nel contesto del vestibolo dentro le labbra interne. Spesso i medici pensano che una vulva dopo “lo sverginamento” sia come quella tutta aperta e beante, dove l’imene si presenta come se avesse delle “caruncole” ovvero degli avanzi. Ma non è così!

Ecco una serie di foto dello stesso imene mentre vado ad aprirlo distendendo l’apertura vaginale da fuori. Si nota proprio come siano tanti lembi che chiudono perfettamente l’apertura vaginale ma si aprono al bisogno.

A sinistra un imene e vagina dopo un parto e prima della riabilitazione. Si nota beanza vulvare, mucose atrofiche, imene molto disteso, quasi non più presente e rettocele. Nella immagine a destra c’è la stessa vulva dopo 3 mesi di riabilitazione pelvica: si notano le mucose trofiche e belle rosee, una riduzione della beanza vulvare e l’imene che si sta richiudendo!!

La Vagina

Spesso si tende a chiamare “vagina” tutto il complesso dei genitali femminili quando la vagina è “solo” il canale (vaginale) che collega la vulva con l’utero. Deriva dal latino “vagina” che significava ‘guaina’ o ‘fodero’ un tempo usato per indicare dove veniva infilata la spada (ogni allusione è puramente casuale >_<) , quindi un qualcosa di cavo da riempire. C’è chi afferma derivi da “vas” che significa ‘vuoto’.

La vagina è un canale, un tubo fibromuscolare – muscolo quindi allenabile e comandabile – che ha una misura tra i 7 e i 10 cm, la parete che guarda l’ombelico è solitamente più corta mentre quella adiacente al retto è più lunga e presenta una specie di fossetta, uno spazio che con l’eccitazione tende ad allargarsi ancora di più per accogliere il pene e lo sperma in previsione del concepimento.

La vagina se non viene “usata” resta chiusa, questo per ridurre l’apertura ed evitare un sovraccarico al pavimento pelvico.
Se restasse sempre aperta sarebbe più stancante per i muscoli il sostenere il peso degli organi pelvici e addominali, nonché il giusto funzionamento degli sfinteri.
Per questo la vagina si richiude creando delle pieghe e al tatto sembra corrugata.
Questa sua caratteristica la rende accogliente, sia alla nascita di un bambino che a peni o sextoys di varie dimensioni.

Nella prima parte oltre alle pieghe, al tatto si presenta come rugosa , e sulla parete che guarda il monte di Venere si può percepire una zona che protrude ed è più dura e zigrinata che risponde alle stimolazioni gonfiandosi.
Nella parte più profonda, le pareti vaginali diventano più lisce e uniformi.

Essendo fatta di muscolo e fibre può essere allenata, sia a restare tonica che ad essere elastica, e se non viene stimolata tende a perdere questa caratteristica. Per questo una vulvagina che non ha rapporti frequenti o non si masturba con sextoys penetrandosi, tenderà ad avere difficoltà o dolore, e anche una minor lubrificazione.

La vagina si forma in un modo buffo, i due terzi superiori – quelli più vicini all’utero – nascono dalla fusione dei dotti di Wolff, mentre la parte più esterna origina dal seno urogenitale. I dotti del Wolff sono due, formano le tube e poi fondendosi formano l’utero e la vagina.
Se nel processo di fusione qualcosa va storto si creano malformazioni, come l’utero bicorne, setto e doppie vagine.

È da questa doppia origine che la vagina ha diverse sensibilità.
Nella parte più esterna la vagina è innervata dal sistema nervoso periferico “somatico” che si occupa dei muscoli ‘volontari’ ed ha una maggiore sensibilità molto accurata, precisa e localizzata.
La parte più interna invece è innervata dal sistema periferico “viscerale” che regola la muscolatura liscia e le sensazioni sono più imprecise, diffuse e poco localizzabili.

È per questo motivo che la vagina sente in modo diverso in base alla profondità dello stimolo: le vibrazioni di un sextoys all’entrata vaginale sono più piacevoli mentre nella parte più interna fanno poco o nulla, dove invece hanno più successo le stimolazioni più grossolane, come massaggi e le pressioni magari localizzate.
È per questo che si dice che le dimensioni in lunghezza non contano, un pene di 20 cm potrebbe anche essere fastidioso per molte, mentre un diametro interessante può stimolare bene tutta la superficie della prima parte della vagina.

Anche per questo i vibratori pensati per la penetrazione hanno la vibrazione concentrata in basso, ovvero quella parte che va a contatto con l’entrata vaginale, e magari se ben studiati la parte ideata per andare a stimolare in profondità ha forme specifiche in base al massaggio che si vuole ottenere.

La clitoride

La Clitoride “Non è  un bottone, è la cima di un iceberg!” di Sophia Wallace

La clitoride è davvero un po’ come un iceberg: ne vediamo solo un piccolo pezzettino ma internamente è molto più estesa!

La clitoride è l’unica parte del corpo che esiste per il solo piacere. A differenza del pene (nel quale passa urina e liquido seminale) non è attraversata dall’uretra, quindi serve solo per il piacere femminile.
Non è solo un piccolo bottone come tanti pensano: ha una struttura interna complessa che per molti anni (e purtroppo ancora oggi per molte persone) è rimasta un mistero.

Una bufala racconta che ci siano circa 8000 terminazioni nervose, più che in qualsiasi altra parte del corpo e più o meno il doppio rispetto al glande del pene. Ma questo non si può sapere. Questa leggenda viene da uno studio su bovini e ovini dove ne hanno contato le fibre, ma nessuno mai le ha contate in una clitoride o in un pene umani: quindi non possiamo dire quante fibre abbiano!


Il clitoride è formato da più parti, vediamo quali.

Partiamo dalla parte sicuramente conosciuta da tutti, il bottoncino, ovvero il glande del clitoride, questo continua nel corpo del clitoride o radice, che a sua volta si dividerà in due strutture diverse, sia per forma che per struttura.


Un arco più esterno è quello formato dalle gambe della clitoride che nella parte più larga, inizialmente, prendono il nome di “corpo cavernoso” e dopo di “crus del clitoride” quando si assottiglia e per tutta la lunghezza sono coperti dai muscoli ischio cavernosi. Questo arco più esterno è adiacente alle ossa del pube.

Il secondo arco, più interno abbraccia l’entrata vaginale ed è formato dai bulbi del clitoride o bulbi vestibolari e sono avvolti dal muscolo bulbocavernoso.

I bulbi del clitoride, così come i corpi cavernosi, con l’eccitazione si gonfiano di sangue e si inturgidiscono.

La spugna uretrale avvolge l’uretra ed è in stretta connessione con le ghiandole uretrali e le ghiandole di Skene. Non si sa bene se questa sia o meno parte del clitoride ma è un tessuto appunto spugnoso che con l’eccitazione si riempie di sangue e si inturgidisce, ed è coinvolto nel piacere (puntoG o zona uretro-clito-vaginale): gonfiandosi blocca l’uretra impedisce che ci sia fuoriuscita di urina.

Il fatto che queste due grandi componenti della clitoride siano avvolte, quasi come abbracciate intimamente, da muscoli, ci permette di poterle stimolare ulteriormente contraendo questi stessi muscoli: quindi se ci teniamo in allenamento ad “essere elastici”, il nostro piacere sarà ancora più intenso!

11.5 Dispositivi elettronici per “allenamento” domestico

Sempre più spesso le persone mi chiedono informazioni su questi dispositivi perchè li vedono in pubblicità dove vengono presentati come la “salvezza” per un perineo incontinente o che non raggiunge orgasmi. A causa di queste pubblicità ingannevoli passa l’idea che questi oggetti siano sufficienti a risolvere le difficoltà e che non serva nè una valutazione, nè un successivo percorso di esercizi o cambiare abitudini quotidiane.

Ecco i prodotti che si possono trovare:

  • ovetto vibrante: viene inserito in vagina e una volta acceso vibra a tempo. Durante la vibrazione si deve andare a contrarre il perineo
  • ovetto o sonda con biofeedback: vengono inseriti in vagina e hanno una app che mostra l’intensità e la durata della contrazione. I programmi per gli esercizi sono strutturati: la persona deve contrarre seguendo delle indicazioni sullo schermo, mentre il feedback viene fornito con un effetto visivo, ad esempio, un uccellino che vola quando la persona contrae; oppure è possibile osservare avanzare una forma geometrica che apre e chiude un cancello una volta rilevate le contrazioni o, più semplicemente, si nota saltare una pallina.
  • dispositivi misti che possono vibrare quando la persona contrae per dare un feedback locale o che comunque possono avere la connessione a una app, al fine di semplificare l’esecuzione di un programma prestabilito e mostrare come si contrae il perineo
  • palloncino gonfiabile da inserire in vagina: il palloncino può essere gonfiato in base all’ accoglienza della vagina. Può avere o meno un barometro che aiuta a comprendere quanto si sta stringendo.

Limiti di questi dispositivi:

  • se la persona li acquista e utilizza in autonomia non sa realmente come può stare il suo perineo
  • se la persona non sa rilassare i muscoli (basta anche avere una sola contrattura perchè ci siano difficoltà a rilassare) può peggiorare la situazione del proprio perineo e non solo
  • si tendono a mobilizzare solo i muscoli di cui si ha più consapevolezza, ovvero elevatore dell’ano
  • se la persona non riesce a contrarre per 3-5 secondi e/o ha bisogno di più tempo per rilassare o si stanca dopo 4 contrazioni, i programmi preimpostati non possono essere seguiti da quella persona e questa si potrà sentire a disagio, incompetente, o potrà addirittura peggiorare lo stato di salute dei muscoli, accumulando tensioni nel provare a completare in ogni caso il programma proposto.
  • la persona che non sa rilassare i muscoli spesso non ne è consapevole

Se ci stavate pensando a questi aggeggi, prendete quei soldi che pensavate spendere e metteteli da parte in un salvadanaio per prenotare una valutazione del pavimento pelvico!

11.7 Elettrostimolazione, TENS e altre tecniche

Un’altra cosa che va tanto di moda negli ambulatori della riabilitazione pelvica è la elettrostimolazione funzionale.

Dentro questa categoria ci sarebbero tante sottocategorie. Tra le più conosciute:

  • SEF: elettrostimolazione funzionale. La sonda (vaginale o anale) o i cerotti, trasmettono impulsi che attivano i muscoli e li fanno contrarre. Non va bene se quei muscoli non si sanno rilassare.
  • SEF con Biofeedback: attraverso uno schermo la persona può vedere quanto contrae e quanto rilassa, l’esercizio è più consapevole anche se spesso viene associato a una attivazione da parte della macchina
  • TENS: elettrostimolazione antalgica. La sonda o i cerotti emettono un tipo di elettricità transcutanea che mira a lavorare sui nervi (e in parte sui muscoli) e insegna loro a rilassarsi, calmarsi.
  • Stimolazione tibiale. Vengono usati dei cerotti/elettrodi da posizionare su punti specifici della gamba, l’elettrostimolazione agisce a livello dei nervi che regolano vescica e retto ed ha ottimi risultati in alcune disfunzioni come vescica iperattiva, incontinenza da urgenza, alcuni casi di dolore pelvico

Se saputa utilizzare e associata ad altre tecniche riabilitative, questa tecnologia può dare bellissimi risultati. Per altre tecniche riabilitative, invece, propongo sempre di modificare abitudini posturali ed esercizi di chinesiterapia.

Ma se viene usata solo l’elettrostimolazione e null’altro le persone riferiscono a volte di avere dei miglioramenti finchè fanno quel tipo di terapia, per poi sentire che tutto ritorna come prima in un secondo momento. Inoltre non andrebbe usata sulle mucose irritate (anche la TENS) e quando viene suggerita per la vulvodinia, dove nel 99% dei casi c’è questa condizione, si possono avere peggioramenti dei sintomi o nessun progresso. In questo caso sarebbe più opportuno usare dei cerotti.

Se un professionista vi propone solo questo come “riabilitazione” pelvica, cambiate professionista!

Altre pratiche proposte sono:

  • elettroporazione: Un particolare impulso elettromagnetico fa sì che un principio attivo venga assorbito senza aghi per via transdermica, garantendo una più alta concentrazione ed efficacia solo sulle zone interessate. Può non migliorare una situazione di mucose alterate
  • radiofrequenza: è una metodica non invasiva e non dolorosa che per mezzo di applicatori esterni ed interni capaci di indurre un aumento della temperatura, ripristinano il potenziale energetico delle membrane cellulari e stimolano la produzione di collagene, garantendo così effetti rigenerativi sulla zona interessata fin dai primi trattamenti.
  • vagy combi: è un dispositivo che ha 3 funzionalità diverse usate separatamente. Può fare biofeedback o SEF normale, elettroporazione e radiofrequenza. Da solo non porta miglioramenti significativi. Le sedute possono avere un costo molto alto e venire proposte a molte pazienti perchè il professionista deve rientrare dell’investimento. Professionisti non adeguatamente formati possono ritenere che sia uno strumento adatto per fare “da solo” la riabilitazione pelvica.
  • Tecarterapia: è un metodo di cura non invasivo che si basa sull’utilizzo di radiofrequenze in grado di stimolare risposte biologiche nei tessuti, sia superficiali che profondi. Queste onde radio, portate a contatto con i tessuti, generano calore in profondità e stimolano così la guarigione dei tessuti stessi, grazie all’aumento della microcircolazione e alla vasodilatazione.
  • Magnetoterapia: è una terapia fisica sempre più utilizzata in fisioterapia, inizialmente è stata utilizzata quasi esclusivamente come trattamento per favorire la rigenerazione del tessuto osseo finché, nel corso degli anni, sono stati dimostrati i potenti effetti rigenerativi della magnetoterapia, dovuti ai cambiamenti fisiologici che provoca nell’organismo umano. Quindi è in grado di aiutare lo stato di salute dei tessuti dei genitali e dei muscoli ma non li fa “allenare”. Le evidenze (qua un articolo) riportano qualche buon risultato su incontinenza ma che non dura nel tempo. Può aiutare nella riabilitazione ma solo se unita ai piloni portanti della riabilitazione (modificare abitudini posturali + chinesiterapia). Tra le magnetoterapie meglio quelle che vengono emesse con manipoli guidati da professionista che quelle della poltrona “Dr. Arnold” (che poi, perchè un nome maschile per una poltrona pubblicizzata solo per i perinei femminili?). Quindi diffidate di chi vi propone SOLO la poltrona magnetica per risolvere tutti i vostri problemi pelvici.
  • Laser: Il laser CO2 agisce con delicatezza sulle pareti della mucosa vaginale attraverso uno scanner apposito, provocando delle microlesioni impercettibili ma necessarie per innescare un processo di neocollagenesi (produzione di nuovo collagene), di riorganizzazione e riequilibrio dei componenti della mucosa vaginale. Può aiutare per l’atrofia delle mucose, ma da solo non risolve le disfunzioni pelviche. Ricordo che un buon percorso di riabilitazione risolve a lungo termine l’atrofia già dai primi 2-3 mesi di esercizi.

11.6 Dilatatori vaginali

I dilatatori vaginali sono stati pensati per andare, nello specifico, ad espandere e creare spazio nelle vagine, inserendo semplicemente appunto un dilatatore, quotidianamente e per un certo periodo di tempo.

In commercio se ne trovano diversi: di solito hanno forme simili e sono realizzate con plastiche rigide.

Personalmente non li consiglio alle mie pazienti, in quanto è possibile riuscire ad arrivare agli stessi risultati in meno tempo grazie al percorso di esercizi per il pavimento pelvico e all’uso di sextoys per la penetrazione, con diametri variabili in base alla accoglienza che offrono quella vagina e quel perineo.

Non mi piace l’idea del dilatatore perchè lo vedo una forzatura; una persona che ha difficoltà con la penetrazione potrà infatti vivere quel momento con negatività, soprattutto se non rispetta i tempi indicati dal professionista.
La via del piacere è la stessa via del dolore: se quella persona con la penetrazione prova dolore usando un dilatatore allora potrebbe alimentare la via stessa del dolore e soprattutto non cambiare rapidamente la situazione.

Se la persona invece usasse un sextoy da penetrazione in un momento di piacere, allora:

  • assocerebbe il piacere all’eccitazione
  • approfitterebbe degli ormoni della stessa eccitazione che rendono tutto più elastico
  • non sarebbe una cosa asettica: un prodotto del genere può essere molto più sexy di un semplice dilatatore
  • lo stesso sextoy può essere usato in coppia

Ecco perchè preferisco un bel sextoy!

11.4 Coni, palline vaginali e uova di giada

Storia della palline e dei coni vaginali

Sembrerebbe che le prime palline vaginali nate per tenere tonificato il pavimento pelvico siano nate in Giappone. Dal libro “Geisha” di Liza Dalby si può intendere che le geishe usassero (o usino tutt’ora) queste palline per tenere allenato il loro perineo. Liza restò per circa un anno in una delle case del tè per comprendere meglio la vita delle Geishe così da scriverci la sua tesi e un libro, pubblicato nel 1983.

Non parlando giapponese non ho potuto fare ricerche più approfondite, ma è probabile che loro abbiano molti più dati ed immagini storici.
Ralph Fitch ci racconta, verso la fine del 1500, che le trovò in Birmania ed erano in metallo o avorio, spesso usate più dagli uomini che dalle donne. Mentre Francesco Carletti racconta che le trovò anche in Tailandia qualche anno dopo.
Tra i reperti più vecchi -o antichi- c’è una stampa datata tra il 1818 e il 1830 che mostra un dildo e delle palline, le rin no tama appunto. C’è anche un kit con vari dildi, guaine ed altri oggetti pensati per il piacere femminile e non solo.

“rin no tama” in giapponese (dicono) significa ‘campanelline tintinnanti’, questo perchè dentro avevano una pallina di metallo che con le oscillazioni sbatteva su una struttura interna fatta a mo di carillon. Quindi emetteva dei suoni simili a quelli delle palle cinesi (anche se quelle attuali producono suono in maniera diversa usando una spirale metallica dove la pallina interna va a sbattere, qua la foto).

Vennero chiamate quindi palline delle geishe!
Il termine “Ben Wa” è il nome di un brand che ha iniziato a produrre le palline. Ora come capita di solito, il nome del marchio viene usato per chiamare e descrivere l’oggetto.

Inizalmente erano palline singole, usate singolarmente o due insieme. Solo successivamente per facilitarne l’estrazione hanno aggiunto un filo di seta che le teneva unite.

Tra il 1988 e il 1990, Plevnik ed altri, depositano il brevetto per i coni vaginali. Ovvero dei dispositivi studiati in base alla anatomia femminile per far si che il muscolo risponda in un determinato modo, approfittando della forza di gravità. (qua pure l’articolo su pubmed).
I coni avevano 3 pesi diversi ma identica forma, che era in grado di interagire in un modo migliore con il pavimento pelvico.

Tra il 2000/2003 Yvonne Russell brevetta dei nuovi coni che hanno un filo, un cavetto. Questo perchè i coni di Plevnik funzionano quando il peso spinge il cono verso il basso e il muscolo lo deve trattenere per evitare di perderlo per strada. La Russel voleva poter fare gli esercizi anche in altre posizioni, quindi ha messo un cavetto da “tirare” e poter applicare quindi una forza meccanica “attiva” sul cono da abbinare alle contrazioni del pavimento pelvico. A vederli così assomigliano molto alle moderne palline vaginali, ma non hanno molto a che vedere con loro!

Dopo il brevetto di Plevnik la sua invenzione restava protetta per una decina d’anni, quindi chi voleva produrli gli doveva pagare un sacco di soldi. Quindi in pochi li hanno fatti.
Ma siccome gli studi sull’uso di un dispositivo -con un peso- sistemato in vagina dimostravano che riduceva l’incontinenza e migliorava lo stato di salute, le attuali ditte hanno ripreso l’idea delle palline delle geishe, cambiato un po’ i materiali e l’effetto della pallina-pesetto interna eliminando i suoni e anzi, cercando di silenziarle foderando la palla metallica con una specie di gomma che ne attutisce i colpi.

Rispetto ai coni vaginali, le palline oscillanti hanno -oltre al peso- una marcia in più, o vibrazione visto che sembrano delle maracas quando le si indossano. Ma per contro hanno la forma che non è spesso quella più adatta alle forme della vagina, del muscoli e al come devono interagire tra loro.

Prossimamente vedremo tutte le forme e le caratteristiche sia dei coni vaginali che delle palline delle geishe, e degli ibridi, si perchè c’è chi ha fuso entrambi i concetti in un nuovo cono-palla oscillante come nuovo passo dell’evoluzione dei dispositivi per allenare i propri muscoli!

Come funzionano le palline e perchè non usarle

Le palline vaginali sono conosciute da molte persone come un metodo facile per allenare e riportare in salute il pavimento pelvico. Pieno di pubblicità, consigli di medicə, ostetrichə, fisioterapistə e altri professionistə che le consigliano come una terapia riabilitativa esaustiva da fare in autonomia.

Di solito le palline hanno un pesetto dentro, tipo una maracas, e hanno dei pesi specifici. Molti pensano che il pesetto che sbatte di qua e di là dentro la palline, una volta inserite dentro la vagina, vadano a stimolare i muscoli a contrarsi. Come se io dessi dei colpi ai muscoli della pancia e loro si contraessero. Per questo suggeriscono di usarle quando si sta in piedi, si va a far la spesa o mentre si fa ginnastica.

Analizziamo la situazione

  • perineo con disfunzioni, fa contrazioni brevi, il più delle volte non rilassa, può avere incontinenza o prolassi
  • inserisco un peso non indifferente per i muscoli della vagina
  • vagina e muscoli non ce la fanno e devono tirare giù le madonne per poter sostenere quel peso
  • aumentano le tensioni o aumentano i cedimenti
  • fine storia triste

La cosa più triste è che queste fantomatiche palline vengono suggerite per ogni tipo di disfunzione e come prevenzione. In letteratura ci sono meno di 10 articoli sui pesi vaginali e in questi pochi articoli l’uso che consigliano è come aggiunta ai pelvic floor muscle training, in poche parole assieme ai kegel.

Se un perineo non riesce a fare da solo -senza pesi- una contrazione di almeno 10 secondi (fisiologia) come potrebbe sollevare pure un peso?

Coni vaginali

Il cono vaginale ha un funzionamento diverso. Ha una forma a cono o goccia e funziona perchè quando il perineo sente che qualcosa esce fuori, si contrae. Quindi il cono è progettato per funzionare in piedi!

Sui coni vaginali ci sono almeno 70 articoli scientifici.

Si usano:

  • in piedi
  • non più di 5-10 minuti per volta, non più di 30′ minuti quotidiani
  • solo se hai il riflesso del guardiano
  • solo se non hai contratture

Quindi, in quanti li potrebbero davvero usare? io ne avrò suggeriti 2-3 quando ancora non sapevo tutto quello che so ora. Ora non li prendo nemmeno più in considerazione.

E ricorda, un perineo “FORTE” (strong) palestrato non è sinonimo di buona salute.

Uova di Giada

Altro oggetto simile alle palline vaginali sono le uova di giada. Le uova vaginali o yoni eggs possono essere di pietre diverse e usate con la cristallo terapia. Molte persone però le usano o vorrebbero usarle come dispositivi per riabilitare il loro perineo.

Solitamente hanno tre taglie: quella più grande e pesante è quella che potrebbe essere sentita meglio da un perineo che non sta bene ma essendo anche quella più pesante potrebbe essere difficile da trattenere o causare più danni.

Queste uova per la loro forma potrebbero funzionare come un cono vaginale ma non avrebbero un peso leggero. Quelle più leggere hanno un volume molto più piccolo e poco percepibile da chi ha disfunzioni.

11.3 Pelvic floor muscle training o chinesterapia

Gli esercizi specifici per attivare i muscoli del pavimento pelvico che propongo alcune persone potrebbero chiamarli “kegel” perchè effettivamente sono una attivazione precisa dei muscoli pelvici.
Attualmente si preferisce usare termini come “pelvic floor muscle training” o chinesioterapia che descrivono più esaustivamente l’insieme di esercizi per la riabilitazione pelvica.

I muscoli del pavimento pelvico sono tanti e molti possono attivarsi singolarmente.
Spesso una persona attiva-contrae quelli di cui è più consapevole e spesso sono quelli più vicini all’ano e coinvolgono l’elevatore dell’ano e lo sfintere anale.

Gli esercizi proposti dovrebbero essere adatti allo stato di salute di quei muscoli.
Spesso un perineo che ha una disfunzione difficilmente potrà fare una contrazione per più di 2-3 secondi o farne 10-30 di seguito se non sa rilassarsi dopo una contrazione.

E’ per questo che i kegel fatti alla #cdc seguendo indicazioni online o su riviste o dal professionista non adeguatamente formato, potrebbero:

  • far attivare solo quei muscoli di cui la persona è più consapevole e tralasciare gli altri
  • danneggiare il perineo se non si sa rilassare
  • far sentire inadatti se non si riesce a contrarre per più di 1 secondo o se dopo 3 contrazioni non si sente più nulla
  • farlo attivare senza considerare le sinergie con i muscoli respiratori (diaframma e addominali) e peggiorare la situazione

Se ancora non fosse chiaro da tutti gli spiegoni il perineo fisiologicamente si attiva durante inspirazione e si rilassa durante l’espirazione. Questo abbinamento però può non essere sufficiente alle persone che contraggono per 2 secondi o meno e servono altre strategie che insegno alle mie pazienti durante i follow up o al corso di formazione dedicato agli esercizi.

Spesso vengono usate immagini per aiutare ad avere più consapevolezza e riuscire ad attivare quei muscoli che non si sapeva nemmeno di avere.

Bibliografia

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